Articolo di Davida Camorani pubblicato su ItaliaNotizie24
Il Popolo è custode della Costituzione e mandante di sentenze e provvedimenti della Magistratura: così ha scritto l’Assemblea Costituente.
Tutti sappiamo che il Popolo italiano, attraverso il voto, esprime la sua preerenza a coloro ai quali conferisce il mandato per attuare scelte politiche nazionali ed internazionali nell’interesse della Nazione e del Popolo Italiano.
Non tutti però, sappiamo che, sempre il Popolo è il mandante giuridico necessario per tutta l’attività che svolge la Magistratura.
Si, questo si legge nei Verbali dei Lavori Preparatori occorsi per la stesura della Costituzione.
Il Popolo, pertanto, risulta “mandante” sia per la Magistratura giudicante, permettendole di emettere sentenze e provvedimenti, sia per la Magistratura inquirente, permettendole di formulare richieste nel portare i Cittadini a giudizio, richieste che devono avvenire nel solo interesse della collettività e della legge.
“In Nome del Popolo Italiano”, quindi, ogni magistrato emette la sua sentenza e svolge attività di indagine impiegando danari della Res-Pubblica.
Nella seduta dell’Assemblea Costituente del 13 dicembre del 1946 troviamo la riunione della seconda Sezione, della seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione.
La Sottocommissione era impegnata nella vitale discussione riguardante l’attività della Magistratura, un’attività che necessitava di essere legittimata e per la quale non si riusciva a trovare la valenza giuridica necessaria per la sua legittimazione.
Sappiamo che il Popolo italiano si è recato alle urne il 2 giugno del 1946 e, attraverso un Referendum, ha scelto per l’Italia la Repubblica e non più la Monarchia.
Sappiamo anche che, in quell’occasione, si sono votati i delegati che avrebbero composto l’Assemblea Costituente che aveva il compito di scrivere la Costituzione.
La Costituzione, chiamata anche Legge Madre, all’articolo 1 ha conferito la Sovranità al Popolo, una Sovranità che avrebbe esercitato attraverso il voto con libere elezioni, una Sovranità al di sopra di tutto e tutti: così è stato più volte ripetuto in Assemblea dai nostri Costituenti.
Uno degli innumerevoli interventi che consegnano al Popolo la prova scientifica giuridica della sua Sovranità è nella giornata del 5 marzo del 1947, dove il Costituente Renzo Laconi, a più riprese, lascia in eredità queste dichiarazioni:
“Nello Stato Italiano non possono esservi poteri che siano sottratti al controllo delle istanze democratiche. Noi non possiamo ammettere che i giudici – corpo qualificato alto e selezionato quanto si voglia – possano immettersi nel corpo della democrazia italiana”.
“E’ soltanto il Popolo che deve garantire che i Principi che noi immettiamo nella Costituzione, possano trovare la nuova garanzia del domani”.
“Non noi, non questa Assemblea è Sovrana, ma il Popolo che sta fuori di questa Assemblea”.
“La Sovranità è nel Popolo, non è nel Parlamento”.
E si noti che il verbale della seduta riporta: “L’intera Assemblea si alza e applaude lungamente”.
Ricordare come i nostri Costituenti proclamavano la Sovranità al Popolo fa ben comprendere quella ricerca di legittimità all’attività che avrebbe svolto la Magistratura. E per questa finalità hanno argomentato con estrema chiarezza le varie proposte presentate, proposte che non rispondevano al requisito giuridico necessario.
A tal fine ha preso la parola il Costituente Piero Calamandrei per spiegare meglio cosa fosse necessario per legittimare tale attività e lasciandoci, pertanto, la prova scientifica giuridica della necessità di riconfermare anche in questo ambito la Sovranità del Popolo Italiano.
Questo il suo fedele intervento:
“Quando i giudici pronunciano una sentenza, la pronunciano in nome di un ente avente una personalità giuridica, come è la Repubblica o lo Stato. La frase «in nome della legge» è invece solo un modo di dire che, dal punto di vista giuridico, non ha alcun significato, perché la legge non è un Mandante”.
Il Mandante era quindi necessario per legittimare l’attività della magistratura e quel Mandante non poteva che essere il Popolo italiano in quanto unico e solo detentore del Potere sovrano, quel Potere già giuridicamente riconosciuto dall’Articolo 1 della Costituzione.
Dopo l’intervento di Calamandrei è arrivata la proposta del Costituente Giuseppe Cappi, che aveva capito chi era colui che rispondeva ai requisiti giuridici di Mandante come richiesto da Calamandrei.
Questa la sua proposta: «Le sentenze sono pronunciate in Nome del Popolo». E i Padri, all’unanimità, legittimarono tutta l’attività che avrebbe svolto la Magistratura “In Nome del Popolo Italiano”, rendendo pertanto il Popolo l’unico Mandante.
Ora, dalla Tabella pubblicata nel Sito della Corte di Giustizia Europea possiamo osservare come, la Magistratura italiana ha svolto il suo lavoro attraverso il Mandato ad essa conferito, una Tabella che posiziona l’Italia seconda in classifica per violazioni dei “Fondamentali Diritti tra 47 Stati Membri del Consiglio d’Europa”.
Questa classifica vede la Turchia in prima posizione e la Russia in terza. Sempre nella medesima tabella possiamo vedere l’Italia prima in classifica per lunghezza dei tempi della giustizia.
Ma, in merito alla seconda classifica per Violazione di Diritti Fondamentali, un attento esame della popolazione di queste tre Nazioni (Turchia, Italia e Russia) sposta la nostra posizione per Violazione dei Diritti in prima posizione.
Pertanto il Popolo italiano, quale Mandante dell’attività svolta dalla Magistratura italiana, risulta il anche il Mandante di tali violazioni, commesse da una Magistratura non votata dal Popolo italiano.
Sorge naturale una domanda: cosa accade se un Mandatario (magistratura) viola l’oggetto per il quale ha ottenuto un Mandato dal Mandante (Popolo italiano)?
Alla luce di ciò, è importante ricordare che, il 22 dicembre del 1947, giorno in cui la Costituzione è stata approvata e votata, il Presidente Umberto Elia Terracini ha letto il messaggio fatto a lui pervenire da Enrico De Nicola, primo Presidente della Repubblica Italiana.
Il messaggio conteneva una serie di raccomandazioni di vitale importanza rivolte al Popolo Italiano.
Questo il fedele messaggio riportato:
“Onorevoli colleghi, è con un senso di nuova e profonda commozione che ho pronunciato or ora la formula abituale con la quale da questo seggio nei mesi passati ho, cento e cento volte, annunciato all’Assemblea il risultato delle votazioni.
Di tutte queste, quest’ultimo ha riassunto il significato e gli intenti affermandoli definitivamente e senza eccezione come Legge Fondamentale di tutto il Popolo Italiano.
Ad ogni Organo, il compito costituzionale proprio di fare le Leggi al Parlamento, al Governo di applicarle, ed alla Magistratura di controllare la retta osservanza.
Ma, con la Costituzione questa Assemblea ha inserito nella struttura dello Stato repubblicano altri organi, ignoti al passato sistema: la Corte delle garanzie costituzionali sancita a difesa dei diritti e delle libertà fondamentali, ma NON a preclusione di progressi ulteriori del Popolo Italiano.
La Costituzione postula senza equivoci le riforme che il Popolo Italiano, in composta fiducia rivendica.
Mancare all’impegno sarebbe nello stesso tempo violare la Costituzione e compromettere, forse definitivamente l’avvenire della Nazione Italiana.
(Vivissimi generali applausi).
L’Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un solenne patto di amicizia e fraternità di tutto il Popolo italiano, cui essa lo affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore”.
Quindi al Popolo viene consegnata in custodia la sua Costituzione, affinchè lo stesso la vigili con severa disciplina e con il compito di difendere i diritti e le libertà che potevano vedere ulteriori progressi dalla Corte delle garanzie, quella Corte che si era formata per la prima volta (Corte Costituzionale).
Questo ultimo passaggio porta inevitabilmente alla Seduta dell’Assemblea Costituente del 13 gennaio del 1947, quando i Padri hanno discusso sul ruolo della neonata Corte Costituzionale.
Al seguente link possiamo leggere cosa avvenne:
Auspichiamo tempi di rinnovamento per la giustizia italiana per il ripristino della perduta legalità, “In nome del Popolo italiano“.